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Aggiornamento in Medicina
Una meta-analisi ha mostrato che il diuretico Idroclorotiazide produce un effetto sulla pressione sanguigna inferiore rispetto ad altre classi di farmaci antipertensivi, quando viene utilizzato alla dose giornaliera standard compresa tra 12.5 e 25 mg.
Franz Messerli e suoi collaboratori al St Luke's Roosevelt Hospital di New York, hanno condotto una meta-analisi su 19 studi che avevano coinvolto 1.463 pazienti ipertesi ( pressione arteriosa media al basale: 148/92 mmHg ).
I pazienti erano stati randomizzati a ricevere Idroclorotiazide o un altro antipertensivo, appartenente a un'altra classe di farmaci [ Ace inibitore, bloccanti dei recettori dell'angiotensina ( sartani ), beta-bloccanti o calcioantagonista ], presi a dosi standard, per un periodo medio di 17 settimane.
Il dosaggio dell’Idroclorotiazide era compreso tra 12.5 e 25 mg in 14 studi ed era di 50 mg al giorno in 5 studi.
Dallo studio è emerso che l’Idroclorotiazide, assunta alla dose tra 12.5 e 25 mg/die, ha ridotto i livelli di pressione arteriosa del paziente in media di 6.5/4.5 mmHg per il periodo di trattamento.
Questa riduzione della pressione sanguigna è risultata molto più piccola di quella ottenuta con l'impiego di altri antipertensivi, come gli Ace--inibitori, i sartani, i beta bloccanti, i calcioantagonisti, con riduzioni, rispettivamente, di 12.9/7.7, 13.3/7.8, 11.2/8.5 e 11.0/8.1 mmHg.
Tuttavia, alla dose di 50 mg al giorno, l’Idroclorotiazide ha dimostrato un’efficacia nel ridurre la pressione sanguigna simile a quella di altri farmaci antipertensivi, producendo una riduzione media della pressione arteriosa di 12.0/5.4 mmHg nel corso del periodo di studio.
Sebbene i pazienti che assumono 50 mg di Idroclorotiazide in un contesto di vita reale, vadano incontro a un migliore controllo della pressione arteriosa rispetto a quelli trattati con dosi standard di diuretico, il rischio di effetti indesiderati dose-dipendenti, come ipokaliemia e resistenza all'insulina, è più elevato con dosaggi superiori a 25 mg. ( Xagena2011 )
Fonte: Journal of American College of Cardiology, 2011
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