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Aggiornamento in Medicina
Il rischio di infarto del miocardio, osservato nello studio di fase II ATOMIC-AHF, che stava valutando Omecamtiv mecarbil, un attivatore della miosina cardiaca, potrebbe non essere correlato al farmaco.
Due eventi infartuali sono avvenuti molto tempo dopo l'infusione endovenosa di 48 ore del farmaco, e precisamente al giorno 12 e 22.
Un altro caso si è verificato il terzo giorno dopo che il paziente era stato sottoposto a un intervento coronarico percutaneo ( PCI ) per angina, una condizione preesistente alla randomizzazione. Omecamtiv mecarbil era presente nell’organismo del paziente, ma secondo gli sperimentatori la concentrazione plasmatica di picco del farmaco era bassa ( 88 ng/mL ).
Altri due eventi sono stati diagnosticati come infarto miocardico da parte del Data Monitoring Committee in base agli elevati livelli di troponina.
Un paziente, un uomo di 63 anni, ha avuto un aumento della troponina da 0.024 ng/ml al basale a 0.064 due giorni dopo la randomizzazione. La concentrazione plasmatica di picco del farmaco sperimentale è stata pari a 273 ng/mL.
Il secondo paziente, una donna di 85 anni, ha avuto un aumento dei livelli di troponina da meno di 0.016 ng/mL a 0.168 ng/ml al secondo giorno. Il picco di concentrazione plasmatica di Omecamtiv mecarbil è stato pari a 450 ng/mL.
Lo studio di fase II, ATOMIC-AHF, non aveva raggiunto l'endpoint primario di efficacia nel ridurre la dispnea nei pazienti con insufficienza cardiaca acuta.
Tuttavia, era stato osservato un trend dose-dipendente di miglioramento della dispnea ( nella coorte che aveva ricevuto la più alta dose e dove erano stati riscontrati 5 infarti del miocardio ), e di riduzione del peggioramento dello scompenso cardiaco.
Il trattamento con Omecamtiv mecarbil ha ridotto del 50% le aritmie sopraventricolari, rispetto al placebo. ( Xagena2013 )
Fonte: Heart Failure Society of America ( HFSA ) Meeting, 2013
Cardio2013 Farma2013