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Mavacamten appare promettente nella cardiomiopatia ipertrofica non-ostruttiva


I risultati dello studio di fase 2 MAVERICK-HCM nei pazienti con cardiomiopatia ipertrofica non-ostruttiva, hanno mostrato che il trattamento con Mavacamten è ben tollerato e ha ridotto i biomarcatori del danno cardiaco e dello stress di parete.

MAVERICK-HCM è il primo studio a mostrare un miglioramento dei biomarcatori sierici dello stress emodinamico e delle lesioni miocardiche nei pazienti con cardiomiopatia ipertrofica.

Mavacamten è un inibitore selettivo allosterico della miosina cardiaca, che riduce il numero di ponti crociati di miosina-actina e, quindi, diminuisce l'eccessiva contrattilità caratteristica della cardiomiopatia ipertrofica.
Questo si traduce in un miglioramento della fisiologia ostruttiva.

Ci sono, inoltre, evidenze sperimentali che Mavacamten possa avere proprietà che aiutano a migliorare il rilassamento miocardico e l'energia miocardica, altri due segni distintivi della patofisiologia ipertrofica della cardiomiopatia che possono essere particolarmente rilevanti per i pazienti senza ostruzione.
Pertanto, il farmaco può essere utile per coloro che soffrono di cardiomiopatia ipertrofica non-ostruttiva.

Per lo studio MAVERICK-HCM, sono stati analizzati i dati di 59 pazienti con cardiomiopatia ipertroficanon-ostruttiva sintomatica.
Dopo un periodo di screening di 28 giorni, i pazienti sono stati assegnati a uno di tre gruppi: Mavacamten una volta al giorno con obiettivo di concentrazione farmacologica di 200 ng/mL ( n = 19; età media, 58 anni; 47% donne ), Mavacamten una volta al giorno con obiettivo di concentrazione farmacologica di 500 ng/mL ( n = 21; età media, 50 anni; 57% donne ) oppure placebo una volta al giorno ( n = 19; età media, 54 anni; 68% donne ).
I pazienti assegnati a Mavacamten sono stati anche raggruppati ( n = 40; età media, 54 anni; 53% donne ).
Il trattamento è stato somministrato per 16 settimane, con monitoraggio per altre 8 settimane dopo il trattamento.

Mavacamten è risultato generalmente ben tollerato.

L'endpoint chiave di sicurezza era la gravità e la frequenza di eventi avversi emergenti dal trattamento, eventi avversi gravi ed eventi avversi di particolare interesse.
A 24 settimane, l'89.7% dei pazienti che era stato assegnato a Mavacamten ha presentato almeno un evento avverso emergente dal trattamento rispetto al 68.4% di quelli assegnati al placebo.
E' stato osservato almeno un evento avverso grave nel 10.3% dei pazienti nel gruppo Mavacamten rispetto al 21.1% di quelli nel gruppo placebo.

Gli eventi avversi più gravi erano di origine cardiovascolare e comprendevano fibrillazione atriale ricorrente e flutter atriale.

Anche la frazione di eiezione ventricolare sinistra ( FEVS ) è risultata ridotta nel gruppo Mavacamten ( dati aggregati ).
Dal basale a 16 settimane, la riduzione FEVS media è stata del 2.3% tra i pazienti assegnati a circa 200 ng/mL di Mavacamten, del 5.6% tra quelli assegnati a circa 500 ng/mL di Mavacamten, del 4.1% nel gruppo aggregato di Mavacamten e del 2.3% in quelli assegnati al placebo.
Ciò ha contribuito a una riduzione della FEVS dell'8% nel gruppo Mavacamten dati raggruppati e del 5% nel gruppo placebo.

Mavacamten ha ridotto i livelli di NT-proBNP ( frammento N-terminale del propeptide natriuretico di tipo B ) del 53% contro l'1% con placebo ( P = 0.0005 ).
Il farmaco ha anche ridotto la troponina cardiaca I ( cTnI ) del 34% rispetto a un aumento del 4% con placebo ( P = 0.009 ).
BNP ( peptide natriuretico di tipo B ) ha dimostrato di essere un predittore indipendente di morbilità e mortalità nella cardiomiopatia ipertrofica.
La variazione di NT-proBNP a 4 settimane nei pazienti assegnati a Mavacamten è risultata correlata alla variazione della troponina cardiaca I a 16 settimane ( P = 0.006 ).

Fonte: American College of Cardiology ( ACC ) Virtual Meeting, 2020

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