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Colchicina riduce il tasso di ristenosi in-stent nei pazienti diabetici dopo procedura PCI


I pazienti con diabete mellito trattati con Colchicina dopo intervento coronarico percutaneo ( PCI ) con stent di metallo nudo presentano una minore incidenza di iperplasia della neointima e una diminuzione della ristenosi in-stent.

Uno studio in doppio cieco, prospettico, controllato con placebo, ha preso in esame 196 pazienti con diabete mellito ( età media 63.3 anni, 128 pazienti erano di sesso maschile ), sottoposti a procedura PCI con stent non-medicato.

I pazienti sono stati assegnati in modo casuale a Colchicina 0.5 mg due volte al giorno oppure a placebo per 6 mesi.

I pazienti sono stati sottoposti ad angiografia e a ecografia intravascolare ( IVUS ) per monitorare la ristenosi e la formazione della neointima 6 mesi dopo l’intervento coronarico.

Il tasso di ristenosi all'interno dello stent, rilevata mediante angiografia, è stato del 16% nel gruppo Colchicina, rispetto al 33% nel gruppo controllo ( odds ratio, OR=0.38 ).

Il numero necessario da trattare ( NNT ) con Colchicina per evitare un caso di ristenosi angiografica in-stent è stato pari a 6.

Sono stati riportati risultati simili per la ristenosi in-stent definita mediante IVUS ( OR=0.42 ), e un NNT di 5.

Durante il follow-up angiografico, la perdita tardiva del lume nei pazienti trattati con Colchicina è stata pari a 1.6 mm2 ( 2.9 mm2 nel gruppo controllo ).

Gli eventi avversi più comuni nel gruppo Colchicina sono stati di tipo gastrointestinale; il 16% dei pazienti ha riportato diarrea o nausea contro il 7% del gruppo placebo.

Dallo studio è emerso che la Colchicina era associata a una minore iperplasia neointimale, e a una ridotta ristenosi in-stent quando somministrata a pazienti con diabete mellito dopo impianto di stent di metallo nudo.
Questa osservazione potrebbe rivelarsi utile nei pazienti sottoposti ad intervento coronarico percutaneo nei quali l'impianto di uno stent a rilascio di farmaco è controindicato o non-desiderabile. ( Xagena2013 )

Fonte: Journal of American College of Cardiology, 2013

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