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Aggiornamento in Medicina
L'effetto clinico dell'ossigenoterapia di routine nei pazienti con sospetto infarto miocardico acuto che non presentano ipossiemia al basale è incerto.
In uno studio clinico randomizzato, DETO2X–SWEDEHEART, sono stati utilizzati i registri svedesi per l'arruolamento dei pazienti e la raccolta dei dati.
I pazienti con sospetto infarto miocardico e una saturazione di ossigeno del 90% o superiore sono stati assegnati in modo casuale a ricevere Ossigeno supplementare ( 6 litri al minuto per 6-12 ore, erogato attraverso una maschera facciale aperta ) oppure aria ambientale.
In totale sono stati arruolati 6.629 pazienti
La durata mediana dell'ossigenoterapia è stata di 11.6 ore e la saturazione mediana dell'ossigeno alla fine del periodo di trattamento è stata del 99% tra i pazienti assegnati all'Ossigeno e del 97% tra i pazienti assegnati all'aria ambientale.
L'ipossiemia si è sviluppata in 62 pazienti ( 1.9% ) nel gruppo con Ossigeno, rispetto a 254 pazienti ( 7.7% ) nel gruppo con aria ambientale.
La mediana del più alto livello di troponina durante il ricovero è stata di 946.5 ng per litro nel gruppo Ossigeno e 983.0 ng per litro nel gruppo aria ambientale.
L'endpoint primario di morte per qualsiasi causa entro 1 anno dalla randomizzazione si è verificato nel 5.0% dei pazienti ( 166 su 3.311 ) assegnati all'Ossigeno e nel 5.1% dei pazienti ( 168 su 3.318 ) assegnati all'aria ambientale ( hazard ratio, HR=0.97; P=0.80 ).
La riospedalizzazione con infarto miocardico entro 1 anno si è verificata in 126 pazienti ( 3.8% ) assegnati all'Ossigeno e in 111 pazienti ( 3.3% ) assegnati all'aria ambientale ( HR=1.13, P=0.33 ).
I risultati sono stati costanti in tutti i sottogruppi predefiniti.
In conclusione, l'uso di routine di Ossigeno supplementare in pazienti con sospetto infarto miocardico che non presentavano ipossiemia non ha ridotto la mortalità per tutte le cause a 1 anno. ( Xagena2017 )
Hofmann R et al, N Engl J Med 2017; 377: 1240-1249
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