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La Liraglutide riduce il rischio cardiovascolare nei pazienti con diabete mellito di tipo 2


La Liraglutide ( Victoza ) è associata a una diminuzione del rischio di eventi cardiovascolari, rispetto al placebo, nei pazienti con diabete mellito di tipo 2, in base ai risultati di LEADER ( Liraglutide Effect and Action in Diabetes: Evaluation of Cardiovascular Outcome ), uno studio randomizzato, controllato con placebo, in doppio cieco.

Tra i 9.340 pazienti con diabete mellito di tipo 2, quelli trattati con Liraglutide, un analogo di GLP-1, avevano un rischio del 13% più basso di un esito composito di morte per cause cardiovascolari, infarto miocardico non-fatale o ictus non-fatale durante un follow-up mediano di 3.8 anni ( hazard ratio, HR=0.87; intervallo di confidenza [ IC ] 95%, 0.78-0.97; P inferiore a 0.001 per la non-inferiorità; P=0.01 per la superiorità ).

Grazie a questa significativa riduzione dell’endpoint primario nello studio LEADER, Liraglutide è il secondo farmaco ipoglicemizzante ad aver dimostrato di ridurre gli esiti cardiovascolari.
Il primo farmaco è stato Empagliflozin ( Jardiance ), un inibitore del co-trasportatore sodio-glucosio di tipo 2, che ha ridotto del 34% l’endpoint composito di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca o di morte a causa di malattia cardiovascolare nello studio EMPA-REG OUTCOME ( N Engl J Med 2015 ).

Nello studio LEADER, il tasso di mortalità per cause cardiovascolari è stato inferiore del 22% nel gruppo Liraglutide rispetto al gruppo placebo ( IC 95%, 0.66-0.93; P = 0.007 ). Tuttavia, la minore incidenza di infarto miocardico non-fatale, ictus, e di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca nel gruppo Liraglutide non ha raggiunto la significatività statistica.

I partecipanti allo studio LEADER avevano tutti un livello di emoglobina glicata ( HbA1c ) del 7.0%, ed avevano un’età superiore ai 50 anni con almeno una condizione cardiovascolare come malattia coronarica, oppure un’età superiore ai 60 anni con almeno un fattore di rischio cardiovascolare come l'ipertensione o la microalbuminuria.

I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale a 1.8 mg o alla dose massima tollerata di Liraglutide per via sottocutanea una volta al giorno oppure a placebo, in aggiunta alla terapia standard.

Dallo studio è emersa una significativa interazione tra Liraglutide e funzione renale. I pazienti che avevano una velocità di filtrazione glomerulare stimata ( eGFR ) inferiore a 60 ml/min per 1.73 m2 hanno mostrato maggiori benefici dalla assunzione della Liraglutide in termini di esiti primari rispetto a quelli con un valore di eGFR di 60 ml/min o superiore.

I soggetti di 50 anni od oltre con malattia cardiovascolare hanno anche mostrato maggiori benefici nella riduzione dell’endpoint primario con Liraglutide rispetto ai pazienti di età superiore ai 60 anni con fattori di rischio cardiovascolare.

I risultati dello studio LEADER contrastano con quelli dello studio ELIXA che ha preso in esame la Lixisenatide ( Lyxumia ) nella sindrome coronarica acuta.
La Lixisenatide è un agonista del recettore GLP-1, strutturalmente diverso rispetto a Liraglutide, e dotato di una più breve durata d'azione.
Questo studio non ha mostrato alcun beneficio cardiovascolare da parte della Lixisenatide nei pazienti con diabete mellito di tipo 2 e una recente sindrome coronarica acuta, come emerso da altri studi che hanno esaminato gli esiti cardiovascolari nei pazienti ad alto rischio con diabete mellito di tipo 2 trattati con farmaci tra cui Insulina, tiazolidinedioni, e inibitori della dipeptidil-peptidasi 4.

Lo studio LEADER ha anche esaminato l'incidenza di eventi avversi; il tasso complessivo di neoplasie benigne o maligne non è risultato significativamente più elevato con Liraglutide, rispetto al placebo.
Tuttavia, c'è stata una tendenza verso un aumento del rischio di cancro al pancreas in quelli trattati con Liraglutide. ( Xagena2016 )

Fonte: The New England Journal of Medicine, 2016

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